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La famiglia Bobba di Lu

La famiglia Bobba probabilmente è originaria di Lu. Nel 1345 il marchese di Monferrato concede ai Bobba di costruire dei mulini a Lu. Il 26 agosto 1447 il marchese Giovanni IV Paleologo viene a Lu per alcuni giorni ospite nella casa di Daniele Bobba, per ricevere il patto di fedeltà della communitas di Quargnento. Nel 1448 i cugini Daniele ed Antonio Bobba acquistano dal marchese di Monferrato per 1.650 ducati d’oro, il feudo di Lu: tre quarti per Daniele e un quarto per Antonio.

I Bobba erano una famiglia potente e si erano fatti una grande esperienza con i mercanti astigiani che in quegli anni avevano conquistato l’Europa intera con i loro banchi. I Bobba si arricchiscono, istituiscono loro banchi (agenzie bancarie di prestito e pegni), una loro rete commerciale in Europa fino nel Brabante. Daniele, pochi anni dopo, cadendo in disgrazia, perde il feudo. Morto lui, la vedova Margherita, senza battere ciglio, lo riacquista per i propri figli alla stessa cifra: 1650 ducati d’oro!

I Bobba possedevano tutta la parte alta di Lu, vicino a San Nazario. Daniele possiede un grande palazzo (attualmente casa Rolando, il ristorante e il resort che erano un unico complesso). Antonio Bobba si fa costruire una dimora (l’architettura parla di uno stile di metà Quattrocento tardo gotico), ancora oggi esistente: il “Palazzo Bobba" di proprietà di Valerio e Giovanni Ribaldone.

La famiglia Bobba ebbe anche altre case, come la casa dove sta attualmente la pizzeria (nella stessa casa, secoli dopo, nacque e visse Luigi Onetti, pittore luese). Marcantonio, figlio di Alberto Conte Palatino, probabilmente vi soggiornava quando veniva a Lu e forse vi nacque (non è certo: molti biografi dicono a Casale). Il ramo di Daniele si estingue, ma il casato di Antonio arriva fino agli inizi del Novecento con Carlo Felice Bobba, figlio di Cristina Besozzi Bobba che effettua una consistente donazione a don Quartero, il parroco di allora, per restaurare la chiesa di san Nazario, ove aveva sede la loro cappella funeraria.

L’attuale veste pittorica e le sue cappelle neogotiche sono il frutto di quel restauro. Il motivo di tale generosità fu il fatto che l’unico suo figlio, l’avvocato Carlo Felice, celibe, era morto a 41 anni. Nel palazzo Bobba, in un salottino decorato nel Seicento erano appesi i due quadri che sono oggi nel Museo.