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Breve storia di Lu

Una villa romana, forse una villa Metiliani appartenente ad un ramo dell'illustre famiglia romana dei Metilii (della quale fu prestigioso antenato Aulo Metilio, detto l'Arringatore), fu al centro di un'attività agricola e artigianale nella falda sulla destra del Grana, dove il torrente si svincola dai meandri collinari per sboccare nell'aperta pianura.

Un'area funeraria cristiana, con almeno un recinto o un piccolo mausoleo, sorse poco lontano dalla villa romana. Un'iscrizione funeraria, risalente a non prima del V secolo, conserva in formulario cristiano il nome di una defunta, Livarna: è la più antica epigrafe cristiana fin qui restituita dall'estesa zona del Piemonte meridionale tra Chieri e Tortona.

Nel sito dell'area funeraria cristiana fu innalzata la pieve di San Giovanni dì Mediliano, la più meridionale tra quelle appartenenti alla diocesi di Vercelli, forse nell'ambito di una vasta riorganizzazione della regione a sud del Po promossa dall'episcopato. La pieve aveva giurisdizione parrocchiale sulla bassa Valle Grana.


Sul più alto dei colli sovrastanti la pieve di Mediliano sorse il centro di un'azienda agricola organizzata, la curtis di Lu (curtis Lugus; forse dal latino lucus, "bosco sacro"), che un documento del 1028 attesta appartenere, con il locus et fundus di Mediliano, ai marchesi aleramici di Monferrato. I beni della curtis Lugus comprendevano anche due cappelle: San Pietro e, a nord-ovest del colle, San Benedetto.

Il centro curtense, fortificando le difese, diventò il castrum di Lu (castrum Lugi) attestato in una carta del 1156, deposito agricolo e baluardo militare.

Avendo il marchese di Monferrato ceduto in pegno il castello luese per finanziare la partecipazione alle crociate, la popolazione, esclusa dall'uso del castello ora riservato al signore, vicino costruì il proprio ricetto, poi il palazzo comunale e, davanti alla parrocchia di San Pietro, la pubblica piazza, mentre si aprivano due ali insediative, con le nuove parrocchie di San Nazario e San Giacomo, il tutto chiuso da una nuova e più ampia cinta muraria.

La pieve di San Giovanni di Mediliano, da cui le tre chiese sul colle traevano dignità parrocchiale, assurse a canonica, sede di una collegiata

Estintasi ad inizio secolo la dinastia aleramica e passato il marchesato di Monferrato alla stirpe bizantina dei Paleologi, il Comune di Lu, forte e rispettato, assieme a quello di Vignale divenne subito l'obiettivo strategico nel conflitto che si scatenò tra i Paleologi e il marchese di Saluzzo.

Nella seconda metà del secolo acquistarono prestigio, presso il marchese di Monferrato, le famiglie luesi Bobba e Della Valle.  

Dal!'autunno 1431 Lu fu per più di due anni occupata e umiliata da Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Le fortificazioni, gravemente lesionate, furono riparate verso metà secolo.

Sotto i Bobba, signoria iniziata con Daniele nel 1448, il paese fermentò di vita nuova, non solo economica ma anche civile e culturale, di cui era espressione la "scola" in contrada Ponte di Montaldo. Istituita nel 1474 la diocesi di Casale, a Lu nel 1480 i diritti pievani e canonicali di San Giovanni di Mediliano passarono a Santa Maria Nuova, parrocchia nascente sull'antica San Pietro.

Estintisi i Paleologi e assegnato il Monferrato ai Gonzaga di Mantova, nel conflitto franco-asburgico il castello di Lu fu fatto demolire, anno 1556, dal governatore francese di Casale. Negli anni Sessanta le faide familiari, residuo velenoso della guerra, sembrarono minare le tradizioni civili della comunità luese, ma nel cardinale Marcantonio Bobba (oratore del duca di Savoia al Concilio di Trento) e nel giurista Rolando Dalla Valle (presidente del Senato di Monferrato) brillava ancora il valore di una radice e di una cultura.

San Giacomo, addossata alla cinta muraria, al termine del conflitto era anch'essa un cumulo di rovine; ma la pur misera comunità rionale, coesa intorno al suo simbolo religioso, ne iniziò a proprie spese la ricostruzione.

Nel secondo decennio del Seicento la rinascita civile, economica ed urbanistica di Lu poteva dirsi conclusa; ne era un simbolo la nuova campana comunale che, collegata con un grande orologio meccanico, fu collocata sulla superstite torre del castello.

Dal 1625 al 1659, nelle due guerre di successione per il Monferrato e in quella dei Trent'anni, razzie e rappresaglie riportarono il paese nella miseria.

Negli ultimi decenni del secolo, la coesione delle antiche confraternite e il formarsi di nuove (come quella intitolata a San Bovo nella chiesa di San Giacomo) aiutarono la ripresa del paese.

Divenuto sabaudo il Monferrato, Lu si specchiò nei propri simboli religiosi, nel 1720 piangendo con lugubre cerimonia il furto delle reliquie di San Valerio, nel 1748 festeggiando l'onore di cappa magna e rocchetto concessi dal papa ai canonici di Santa Maria Nuova. Pierfrancesco Guala immortalò l'evento nel capolavoro "I canonici di Lu".

Nel secondo Settecento soffiò il vento dell'Illuminismo e portò frutti più concreti, come la mirabile organizzazione dell'agricola azienda dei marchesi Dalla Valle: una dozzina di masserie, vigne e campi, prati e boschi, allevamenti di bovini e di suini, con tecniche di conduzione innovative.

Il Comune finanziò una scuola primaria (anno 1817), costruì un cimitero sul colle Santa Caterina vietando le sepolture nelle parrocchie del paese (anno 1837), aprì le vie di comunicazione con la pianura, Lu - Mirabello (anno 1845), Lu - Solero (anno 1858), Lu - San Salvatore (anno 1875).

Il parroco di Santa Maria Nuova fece innalzare un nuovo campanile, con il cospicuo contributo della popolazione (anno 1888).

L'iniziativa privata non fu meno creativa: nel 1876 gli sposi Giuseppe Rota e Maria Ribaldone ospitarono tre suore salesiane, per fare della loro casa il primo asilo d'infanzia a Lu.

Da 5204 abitanti nell'anno 1901 a meno della metà nel 1964, dalla miseria vissuta nel paese natio al benessere cercato fuori. Da un passato che si confondeva nel presente a un presente che all'improvviso si scioglieva dal suo passato, veloce come le onde nel vuoto lanciate dal ponte-radio, vile blocco di cemento costruito in cima al paese nel 1964, accanto alla torre antica.

A fine secolo nasceva l'Associazione Culturale San Giacomo, per un museo e un archivio del territorio, perché gli errori di metà secolo non si ripetessero. Era un progetto o forse era un fiore: la corolla già s'affacciava sul terzo millennio.